A Roma si è registrata una nuova aggressione ad un docente, ancora una volta da parte di un genitore
Il triste contatore, attivato da Tuttoscuola, ha toccato quota 36 dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi.
La metà delle aggressioni, 18 in tutto, sono state opera di genitori, insoddisfatti della valutazione dei propri figli. Le altre 18 aggressioni sono venute dai bulli, studenti in cerca di bravate pubbliche da esibire ai compagni.
Ma proprio questa ultima forma di aggressione da parte di studenti verso gli insegnanti nasconde un sommerso inquietante non arrivato agli oneri delle cronache e rimasto nel chiuso delle scuole, stimabile in quantità tripla rispetto ai dati noti.
Il grave fenomeno va contrastato e prevenuto. Si parla sempre più di un rafforzamento del patto educativo tra scuola e famiglia, anche nell’ottica della rieducazione dei ragazzi che hanno sbagliato (come prevede lo stesso statuto degli studenti). È certamente questa la strada privilegiata.
Ma c’è un’altra strada, forse meno battuta, da seguire: la denuncia nei confronti dei genitori maneschi e la sanzione rigorosa verso i bulli.
Ricordiamo che gli insegnanti statali sono considerati dalla legge pubblici ufficiali e che l’art. 341bis del codice penale, a seguito di espressa previsione della legge 94/2009, prevede oltraggio a pubblico ufficiale in questi termini:
“Chiunque, in luogo pubblico aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione fino a tre anni”.
Nei confronti dei genitori aggressori – adulti e con capacità di intendere e di volere – si può procedere quindi con la denuncia.
Per gli studenti, quando non vi siano risvolti penali nell’aggressione (le Procure si possono attivare d’ufficio), deve essere posto al centro sempre l’aspetto educativo e della crescita umana della persona. Di volta in volta la scuola dovrà valutare se essere severa per bloccare l’effetto emulazione in modo da rendere le decisioni esemplari per tutti (secondo il motto di Mao: punirne uno per educarne cento), oppure se considerare i fattori che hanno portato a comportamenti devianti, e se possibile agire su quelli per prevenire ulteriori comportamenti sbagliati.
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