30 Gennaio 2018
Contratto ancora in alto mare: ultimo appello
Trattativa in stallo sui 200 milioni del bonus merito di Renzi e sulle sanzioni disciplinari
La firma del contratto si allontana e non è detto che arriverà, come spera l’esecutivo, entro il 4 marzo: quando gli italiani verranno chiamati alle urne. Al centro dell’attenzione il documento da cui cui trapelano diverse indiscrezioni e fake news sui social, che l’Aran ha consegnato martedì scorso alla controparte per la discussione del giorno successivo. Un articolato che contiene le proposte del governo alle parti sociali. Ma i motivi che dividono i due fronti sono ancora troppe. Vediamo quali:
• I SOLDI NEL PIATTO
È forse la parte meno impegnativa di tutta la trattativa: il governo aveva promesso, in media, 85 euro lordi al mese di aumento ma all’appello ne mancherebbero 12 circa. Si potrebbe chiudere a 73 da spalmare in un triennio: 13 nel primo anno, 20 nel secondo e 40 nel terzo anno. Cifre lorde che si dimezzerebbero in tasca ai docenti. I sindacati premono perché le cifre vengano incrementate includendo nell’aumento i 200 milioni di euro previsti dalla Buona scuola per premiare i docenti migliori e i 383 milioni che finanziano i 500 euro a docente per la formazione professionale. In questo caso gli aumenti medi potrebbero toccare quota 130 euro, sempre lordi. Ma due delle più importanti novità della riforma varata dal governo Renzi verrebbero sterilizzate e la stessa ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha fatto capire che siamo lontani da questa ipotesi.
• NUOVI ONERI IN VISTA
Quella dei nuovi carichi di lavoro dei docenti dopo il rinnovo del contratto sta alimentano una serie di indiscrezioni incontrollate. Ecco come stanno le cose. Per i docenti, secondo il volere dell’Aran, gli obblighi aumenterebbero. E non di poco. Oltre alle ore frontali di cattedra (18 per la scuola media e superiore, 24 per la scuola elementare (22+2) e 25 per la scuola dell’infanzia) e a tutte le attività funzionali all’insegnamento (preparazione delle lezioni e correzione dei compiti, per citarne alcune), cui si aggiungerebbero il tutoraggio per le attività di Alternanza scuola-lavoro e la formazione in servizio, diventano obbligatori altri due gruppi di attività: quelle per il Potenziamento dell’offerta formativa e quelle Organizzative e amministrative. Per tradurre dal sindacalese, se il preside chiama un docente a collaborare per fare parte dello staff di presidenza, per la somministrazione dei test Invalsi, per l’orientamento degli alunni o per le ore di recupero, a prescindere dalla remunerazione delle stesse, il docente non potrà rifiutarsi. In altre parole, la miriade di attività che i docenti svolgono oltre quelle istituzionali, al momento volontarie, diventerebbero obbligatorie. Un aspetto su cui i sindacati contano di fare battaglia e, eventualmente, di fare naufragare la trattativa.
• LE SANZIONI DISCIPLINARI
Sarà l’argomento della discussione per il prossimo incontro. Reso ancora più stringente dallo scandalo che ha coinvolto un docente di 53 anni del liceo scientifico paritario Massimiliano Massimo di Roma e un’alunna di 15 anni dello stesso istituto tra i quali c’è stata una relazione sentimentale con tanto di sms compromettenti. È proprio il tema dei social che il nuovo contratto potrebbe regolamentare: gruppi whatsapp di classi con i docenti e “amicizie” sui social. L’Aran vorrebbe calare sul mondo della scuola le stesse regole previste per tutti gli altri dipendenti dello Stato. Ma i rappresentanti sindacali spiegano che la scuola ha le sue specificità e occorre declinare apposta le sanzioni a carico di maestre e prof.
Fonte dell’articolo: Repubblica.it

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