Il capitolo scuola del documento sottoscritto dal M5S e dalla Lega è generico e astratto
Sarà stato forse per guadagnare tempo, o per la necessità di approfondire le tematiche, oppure per evitare di complicare la stesura del ‘contratto’ aprendo un confronto su temi sui quali le rispettive proposte programmatiche apparivano in contrasto, ma sta di fatto che il capitolo scuola del documento sottoscritto dal M5S e dalla Lega (consultabile, scomposto in paragrafi tematici, a questo link:
è talmente generico e astratto da giustificare il sospetto che da entrambe le parti si sia preferito prendere tempo, decidendo di non decidere.
Così le uniche indicazioni operative che compaiono nel documento sono il ‘superamento’ (non si dice soppressione) della ‘chiamata diretta’ dei docenti da parte dei presidi e una critica all’alternanza scuola-lavoro, “che avrebbe dovuto rappresentare un efficace strumento di formazione dello studente (e) si è presto trasformato in un sistema inefficace, con studenti impegnati in attività che nulla hanno a che fare con l’apprendimento”. Per gli alunni con disabilità compare l’impegno ad assicurare “lo stesso insegnante per l’intero ciclo”. Sarà rivisto (non si dice come) il sistema di reclutamento dei docenti “anche attraverso una fase transitoria” e “nuovi strumenti che tengano conto del legame dei docenti con il loro territorio” (eco un po’ spenta della storica richiesta leghista di arginare l’afflusso al Nord di docenti provenienti dal Sud). Al “problema delle maestre diplomate” dovrà essere posta “particolare attenzione”. Da notare (e da capire) il fatto che non si parla mai dei sindacati.
Per il resto espressioni generiche e manifestazioni di buona volontà. Niente che assomigli a un disegno strategico. Eppure nei programmi scolastici del M5S e della Lega comparivano proposte che avevano questo respiro, ma che andavano però in direzione opposta. Per esempio, tra le proposte della Lega compariva l’adozione del ‘costo standard’ come criterio di finanziamento unico per tutte le scuole, statali e paritarie, mentre nel programma dei 5 Stelle, la revisione della legge 62/2000 sulla parità con l’azzeramento dei finanziamenti alle scuole paritarie (escluse quelle dell’infanzia) e la riduzione del numero di alunni per classe a 22 (20 in presenza di un disabile).
Due strategie contrapposte, una di matrice liberale-mercatista, l’altra di segno statalista, di fatto incompatibili. Così, per evitare complicazioni, si è scelto di non scegliere e in pratica di lasciare le cose come stanno.
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