Crisi di governo, se mercoledì salta tutto, elezioni ai primi di ottobre. Legge di Bilancio a rischio e probabile ritorno alla Legge Fornero 18 July 2022
Mercoledì sarà il giorno della resa dei conti in Parlamento: si deciderà il futuro dell’esecutivo Draghi. Nuovo possibile spaccatura all’interno del M5S con l’ala governista che prova a spingere per continuare l’avventura di governo.
Allo stato attuale, però, la possibilità che Draghi possa restare a Palazzo Chigi è molto bassa. In caso, dunque, di dimissioni irrevocabili, le elezioni sarebbero convocate per la fine di settembre o per gli inizi di ottobre (26 settembre, 2 ottobre o 9 ottobre).
Il governo Draghi sarebbe in carica per il disbrigo degli affari correnti: solo, dunque, ordinaria amministrazione. L’esecutivo attuale, pertanto, non potrebbe varare la Legge di Bilancio. Toccherebbe alla nuova maggioranza vararla, ma c’è una grossa incognita sui tempi. Non è da escludere, dunque, che si possa andare verso l’esercizio provvisorio, non riuscendo ad approvare la manovra entro dicembre 2022.
Un disastro per l’economia già duramente messa alla prova dall’emergenza Covid-19 e dalla guerra in Ucraina. Uno scenario preoccupante.
Con la crisi in atto, tutti i provvedimenti più importanti finirebbero in un binario morto. Salterebbe le discussioni su ddl Zan, Ius Scholae, ma anche la riforma del fisco e soprattutto quella delle pensioni con il ritorno da gennaio 2023 della Legge Fornero. A rischio anche i decreti attuativi per la riforma del reclutamento dei docenti: uno deve essere prodotto entro il 31 luglio, ma ce ne sono tredici da varare nei prossimi mesi.
Cosa può succedere, dunque, mercoledì? La prima è il voto anticipato. Se Draghi non dovesse avere la fiducia del Parlamento la crisi sarebbe di fatto aperta e il governo cadrebbe. A quel punto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe sciogliere in anticipo le Camere e si andrebbe a elezioni anticipate.
Non è l’unico scenario sul tavolo. Se il presidente del Consiglio decidesse di lasciare, Mattarella potrebbe anche rifiutarsi di sciogliere le Camere a dare l’incarico a una nuova personalità, che avrebbe il compito di traghettare il Paese alla scadenza naturale della legislatura nel 2023, portando nel frattempo a termine tutte le riforme in agenda. Difficile, invece, l’accordo per un governo politico con un esponente dei partiti a Palazzo Chigi.