Da Ilsole24ore.com: I mestieri del futuro? Digitali e “manuali”: i sei consigli per orientarsi al meglio di Redazione Scuola
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Per oltre un milione di studenti, ovvero quelli che si apprestano a concludere il primo e il secondo ciclo di istruzione, quindi le scuole medie e superiori, il tempo per decidere cosa fare “dopo” sta inesorabilmente scadendo. I primi, infatti, tra qualche settimana saranno chiamati a iscriversi a un corso di istruzione superiore. I secondi, invece, dovranno capire che percorso imboccare con il diploma che avranno in mano la prossima estate.
Ma intuire quale sia la propria strada può essere complicato, specie in un mondo, come quello attuale, in continuo cambiamento. Ciò vale, in particolare, proprio per chi è nel bel mezzo del cammino: da un lato, la giovane età non fa essere pienamente consapevoli dei propri talenti; dall’altro, le tante opzioni disponibili oggi possono confondere.

Scelte poco consapevoli

E, guarda caso, se si domandasse ad uno studente delle superiori se ha chiare le scelte da compiere dopo la scuola, solo 1 su 4 risponderebbe un sì convinto. Tutti gli altri navigano nell’indecisione, parziale o totale, fino ad arrivare alla sfiducia. Come descrive la ricerca “Dopo il diploma”, condotta dal consorzio Elis – realtà no profit che forma persone al lavoro – assieme a Skuola.net, su un campione di 3.200 alunni delle scuole superiori.

Orientamento: le grandi aziende o in aiuto dei giovani

Uno dei motivi di questa incertezza può essere legato alla scarsa efficacia delle attività di orientamento scolastico, che spesso non riescono a unire in maniera sinergica le opportunità formative con quelle occupazionali. Basta guardare al mismatch imperante tra le competenze acquisite dai nostri giovani e quelle richieste dal mercato del lavoro.Per questo, sia per gli studenti che per le loro famiglie, può essere utile, oltre a frequentare gli open day, ascoltare i consigli provenienti direttamente dal mondo del lavoro. Quello che avviene, ad esempio, durante gli Open Week di Elis dedicati all’orientamento, nei quali sono coinvolte figure apicali dei vari settori produttivi. Come Gianmatteo Manghi, amministratore delegato per l’Italia di Cisco, leader mondiale nelle aree del networking e dell’Information Technology, con alle spalle una decennale carriera nel digitale. La sua azienda da tempo porta avanti diversi progetti per guidare e incoraggiare le giovani e i giovani nella formazione sulle competenze informatiche, a sua detta un aspetto fondamentale per tutti, a prescindere da quale tragitto si intraprenderà: «Il digitale è il linguaggio del terzo millennio – sottolinea Manghi – e sarà sempre più indispensabile in qualsiasi ambito e per qualsiasi lavoro una ragazza e un ragazzo sceglieranno per la loro vita. Sarà il valore aggiunto alle competenze verticali che ognuno avrà acquisito durante la sua formazione».

La “ricetta” del Ceo per impostare su basi solide il futuro

Così, dovendo dare dei consigli pratici a chi si appresta a prendere la grande decisione, in ottica studi o lavoro, che potrebbe risultare decisiva per la vita intera, Manghi non ha dubbi da dove partire: acquisire skills nel digitale, per essere competitivi oggi e, ancor di più, negli anni a venire. Ma questo è solo uno degli “ingredienti” della sua formula per il successo, che il “numero uno” di Cisco Italia ha voluto sintetizzare in 6 punti chiave:
1. Più competenze nell’ambito digitale – «Qualsiasi lavoro nel futuro richiederà questo tipo di abilità. Per rimanere competitivi e portare valore aggiunto nel proprio ruolo, dovremmo tutti apprendere skills in ambito digitale, che saranno complementari rispetto alle nostre competenze verticali».
2. Formarsi nelle materie Stem per abbattere il gender gap – «In Cisco c’è una presenza femminile che si ferma al 21%, ancora troppo poco. Ritengo che opportunità come l’alternanza scuola lavoro o, ad esempio, l’offerta formativa di Elis siano importantissime occasioni per incoraggiare le giovani ragazze a entrare in questo mondo già durante i primi passi della loro formazione». Abbattere il “tetto di cristallo”, la barriera sociale, culturale e psicologica che impedisce alle donne di raggiungere la parità di diritti sul posto di lavoro e di fare carriera, per Manghi, è un percorso che deve partire proprio dalla formazione delle giovani.
3. Non solo competenze specialistiche – «La laurea resta un tassello che può diventare fondamentale nel percorso di ognuno. Ma ultimamente si sta assistendo anche alla riscoperta dei “mestieri”, di quei lavori che rimettono al centro la manualità e richiedono molta pratica. Questo perché, pure con lo svilupparsi delle nuove tecnologie, ci sarà sempre un gran bisogno di queste professionalità. Il digitale, infatti, non richiederà solo figure specialistiche, come informatici, ingegneri o sviluppatori di software, ma anche figure più trasversali e con competenze anche in ambiti pratici».
4. Trovare il proprio talento – «Scoprire la propria passione e il proprio talento può essere molto importante per scegliere la propria strada. Se si è bravi e si ha un interesse forte in un determinato ambito, bisogna perseguire quella strada e acquisire, anche grazie alle competenze offerte da un corso di laurea o di formazione post-diploma, tutte le competenze necessarie per diventare esperti in quel settore».
5 .Continuare a studiare e formarsi – «Le conoscenze acquisite durante il corso di studi sono importanti e sono la base della propria carriera. Ma il mondo in cui viviamo, in costante e rapida evoluzione, richiede una formazione continua. A tutte le ragazze e a tutti i ragazzi voglio dire che non bisogna mai smettere di essere curiosi e di cercare sempre di essere aperti alle nuove conoscenze, imparando da tutto ciò che ci circonda».
6. «Non c’è niente di più appassionante di un lavoro ben fatto» – Se la passione è fondamentale, d’altro canto occorre essere pragmatici e capire cosa potremmo essere in grado di fare, provando a verificarlo giorno dopo giorno: «La sola passione – conclude Manghi – potrebbe non essere una forte leva. Ma, se suffragata dal raggiungimento di obiettivi prefissati e dalla soddisfazione di aver svolto un buon lavoro, è sicuramente in grado di generare nuove spinte, magari verso ambiti e professioni che non abbiamo mai immaginato in precedenza».

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