La nuova sentenza rischia di offuscare l’immagine e la credibilità dello stesso Consiglio di Stato
Mentre continuano le manifestazioni dei diplomati magistrali e le iniziative di sostegno per quelli esclusi dalle GAE per effetto della sentenza del Consiglio di Stato, è arrivata martedì scorso proprio da quest’ultimo una nuova sentenza che va in senso opposto a quella del 20 dicembre scorso che aveva azzerato tutto.
La nuova sentenza è stata emessa dalla sesta sezione dello stesso Consiglio che, ignorando quella, ben più autorevole, della plenaria, ha autorizzato nuove iscrizioni in GAE di vecchi diplomati magistrali. Ma come? Prima ne vengono cancellati quasi 50 mila poi ne vengono immessi altri nelle stesse condizioni?
Una sentenza dal vago sapore evangelico (non sappia la destra quello che fa la sinistra) che ha disorientato molti, tra cui l’Anief che sull’intera vicenda ci ha messo, come si suol dire, la faccia.
Comprensibile la sua reazione per questa palese contraddizione del Consiglio.
Se la sentenza n. 11/2017, emessa in plenaria, sembrava aver messo la parola fine alla contesa con una decisione autorevole nel merito, assumendo anche lo spiacevole compito di correggere una sentenza precedente dello stesso Consiglio di Stato, ora i giochi sembrano invece riaprirsi in un incomprensibile gioco dell’oca.
La nuova sentenza, oltre a disorientare le migliaia di interessati e controinteressati, nonché lo stesso Ministero dell’Istruzione e fors’anche l’Avvocatura dello Stato invitata a fornire (forse a marzo) chiare indicazione applicative della sentenza n. 11/2017, rischia di offuscare l’immagine e la credibilità dello stesso Consiglio di Stato. È un colpo alla certezza del diritto.
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