Il docente di religione potrà partecipare al colloquio finale e interrogare gli alunni sui contenuti religiosi?
Il docente di RC è un escamotage per fare entrare la religione come materia d’esame come teme il fronte laico?
Il decreto legislativo 62/2017 prevede: “Il colloquio è finalizzato a valutare le conoscenze descritte nel profilo finale dello studente secondo le Indicazioni nazionali, con particolare attenzione alla capacità di argomentazione, di risoluzione di problemi, di pensiero critico e riflessivo, nonché il livello di padronanza delle competenze di cittadinanza, delle competenze nelle lingue straniere”.
Il decreto ministeriale sull’esame di licenza ha replicato pari pari il dispositivo di cui sopra, aggiungendo che il colloquio viene condotto collegialmente dalla sottocommissione con particolare attenzione al collegamento organico e significativo tra le varie discipline di studio.
Va ricordato che nello scrutinio finale per l’ammissione all’esame il docente di religione esprime la valutazione soltanto per gli alunni che si sono avvalsi di quell’insegnamento. È un limite invalicabile dell’Intesa intervenuta per l’attuazione delle norme concordatarie tra Stato e Santa Sede. Un limite che vale quindi anche per l’esame di Stato.
Ben diversa è, invece, la posizione del docente di sostegno, componente di diritto da sempre della sottocommissione d’esame, che concorre alla valutazione di tutti gli alunni, oltre all’alunno con disabilità.
Poiché, di fatto, i docenti di educazione fisica, di educazione artistica e di educazione musicale durante il colloquio assistono ma non intervengono, è prevedibile che le new-entry facciano altrettanto. È consigliabile che questo avvenga, anche per evitare una inutile guerra di religione di cui proprio non si sente oggi il bisogno.
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