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Perso in un anno il 10% di forza lavoro nella scuola

Carlo Forte

Sono 53.627 le immissioni in ruolo del personale della scuola autorizzate dal ministero dell’economia. Il dicastero dell’istruzione ne aveva chieste 58.627. Che sono pari numero dei posti vacanti e disponibili, al netto dell’esubero, risultanti all’esito delle operazioni di mobilità. Ma via XX settembre ha deciso di ridurre il numero delle assunzioni a tempo indeterminato di 5 mila unità (si veda la nota 14452 del 29 luglio scorso). Le ragioni addotte dai tecnici del mineconomia si basano sul fatto che, secondo l’Istat, nei prossimi dieci anni la popolazione scolastica calerà di un milione di alunni. E quindi, verosimilmente, nei prossimi anni l’amministrazione scolastica potrebbe dover fare i conti con esuberi strutturali. Sebbene si preveda comunque un esodo massiccio verso la pensione.

Il ministero dell’istruzione, dunque, il 31 luglio ha dettato le regole agli uffici per provvedere alle operazioni di assunzione (si veda il decreto 688 e le istruzioni operative di cui tratta un altro articolo pubblicato su Italia Oggi in questo stesso numero). Il taglio di 5 mila immissioni in ruolo operato dal Mef ha indotto il ministero dell’istruzione a ridistribuire i contingenti. Il metodo seguito dall’amministrazione consiste nel favorire lo svuotamento delle graduatorie nei territori dove presentano candidati a sufficienza. Pertanto, i tagli sono stati operati prevalentemente nelle zone del paese dove le graduatorie sono esaurite o poco capienti. L’amministrazione ha raccomandato, inoltre, agli uffici periferici di provvedere al previo assorbimento degli esuberi, riducendo per compensazione le disponibilità dei posti nelle tipologie e nelle classi di concorso dove tali esuberi dovessero risultare sussistenti. E se cioè non dovesse essere possibile, di ridurre tale disponibilità in altre classi di concorso.

In particolare, il dicastero di viale Trastevere ha disposto che nel caso in cui, a livello regionale, per singola classe di concorso e tipo posto, dovessero essere riscontrate, su una o più province, posizioni di esubero, l’ufficio scolastico regionale dovrà provvedere al riassorbimento di tali posizioni tramite compensazione di eventuali disponibilità presenti in provincia diversa per la medesima classe di concorso o tipo di posto. Se al termine di tale operazione dovesse verificarsi una mancanza di posti vacanti e disponibili, nelle diverse province per la stessa classe di concorso o tipo di posto in ragione della presenza di ulteriore esubero, l’ufficio dovrà provvedere al riassorbimento dello stesso tramite compensazione delle disponibilità presenti in altra classe di concorso o tipo di posto della regione. Nell’effettuare le operazioni l’ufficio dovrà tener conto anche della consistenza delle diverse graduatorie utili per le immissioni in ruolo. In buona sostanza, dunque, la riduzione delle disponibilità che non potesse essere operata nella stessa classe di concorso o tipo di posto dovrà essere effettuata nelle discipline dove è previsto che venga disposto un maggior numero di immissioni in ruolo.

Quanto ai numeri, la parte del leone la farà la Lombardia, che è l’unica regione con assunzioni a due cifre con 11.440 immissioni in ruolo. Seguono il Veneto, con 5.444 assunzioni, l’Emilia-Romagna, che ne otterrà 5.444, la Toscana 5.444, L’Emilia Romagna 5.028, il Piemonte 4.650 e il Lazio, 4.624. Distanziate di un bel po’ dal gruppo di testa le altre regioni: in Campania saranno disposte 2.904 immissioni in ruolo, 2.137 in Sicilia, 2.106 in Puglia, 1.828 in Sardegna, 1.745 in Liguria, 1.358 nelle Marche, 1.337 nel Friuli Venezia Giulia, 1.085 in Calabria. Al di sotto delle 1.000 unità le assunzioni nelle altre regioni: 965 in Abruzzo, 746 in Umbria, 426 in Basilicata e 192 nel Molise. Ma i destinatari delle proposte di assunzione sceglieranno la sede di destinazione in riferimento a tutte le disponibilità. Che sono pari a 58.627 posti. Che derivano dalla decurtazione di 764 esuberi: 723 su posti comuni e 41 su posti di sostegno. Le disponibilità di posti comuni, in tutta Italia, sono pari a 44.798 posti: 2.968 nella scuola dell’infanzia, 7.147 nella scuola primaria, 15.208 nella scuola secondaria di I grado e 19.475 nella secondaria di II grado. Sui posti di sostegno risultano liberi, invece, 14.593 posti: 1.078 nella scuola dell’infanzia, 5.166 nella scuola primaria, 6.279 nella scuola secondaria di I grado e 2.070 nella secondaria di II grado. Il grosso delle disponibilità è concentrato al Nord e al Centro. In primo luogo in Lombardia, che vanta, da sola, 13.549 posti liberi: 8.417 su posti comuni e 5.132 su posti di sostegno; in Veneto: 6.415, di cui 4.308 su posti comuni e 2.107 su posti di sostegno; Toscana: 5.645, 4.812 su posti comuni e 833 su posti di sostegno; Emilia-Romagna: 5.435, della quali 4.282 su posti comuni e 1.153 su posti di sostegno; Piemonte: 5.922, 3.636 su posti comuni e 2.286 su posti di sostegno. E infine, nel Lazio: 4.789, di cui 3.767 su posti comuni e 1.022 su posti di sostegno.

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