Rappresenta un’emorragia che ogni anno indebolisce il corpo sociale del paese
La dispersione è un fenomeno complesso che si manifesta in varie forme: evasione dell’obbligo scolastico, ripetenze, ritardo nel corso degli studi, abbandono del corso di studi (drop out) prima del raggiungimento di un titolo (diploma o qualifica). Secondo alcuni studiosi anche il conseguimento di attestati inadeguati ad affrontare i cicli successivi o l’inserimento nel mondo del lavoro dovrebbe essere ricondotto alla nozione di dispersione intesa in senso ampio, come spreco di risorse umane.
Sulle cause della dispersione esiste una vasta letteratura di carattere prevalentemente sociologico che ha messo in luce forti correlazioni tra emarginazione economica e socioculturale delle famiglie di provenienza e insuccesso scolastico.
Umberto Galimberti ci ricorda come la scuola sia “causa prima di devianza, rispetto a tutte le cause seconde che la sociologia vede alla base del disagio giovanile; la scuola si offre con quel volto irresponsabile di chi si tiene fuori dai problemi connessi ai processi di crescita e, limitando consapevolmente il suo spazio operativo, manifesta quella falsa innocenza che l’oggettività del trattamento (profitto-giudizio) è sempre disposta a concedere a chi non si prende cura della soggettività dei giovani, perché mettervi le mani non garantisce di poterle tirare fuori davvero pulite e disinfettate”.
Ma a queste pur importanti cause se ne aggiunge un’altra, costituita dal disagio esistenziale percepito da studenti che non trovano nell’esperienza scolastica una risposta alla loro domanda di senso o di “futuro”, come sostiene Marco Braghero utilizzando una chiave di lettura di tipo psicologico: “La mancanza di futuro, di trovarne un senso, invoca la ricerca di un nuovo paradigma che sia capace di rigenerare l’energia vitale. Questa mancata promessa di futuro arresta il desiderio nel presente”. Quale meccanismo si innesca? “Le iniziative si spengono, le speranze appaiano vuote, la demotivazione cresce, l’energia vitale implode”.
Per quanto riguarda il nostro Paese una strategia volta a combattere le cause socio-economiche della dispersione, e nello stesso tempo quelle di carattere psicologico, dovute a demotivazione e disagio degli studenti nei confronti della rigidità impersonale dell’attuale sistema scolastico, potrebbe essere costituita dalla radicale personalizzazione dei percorsi formativi individuali con sostanziale eliminazione delle ripetenze fino ai 18 anni e la sostituzione della pagella con una certificazione delle competenze che valorizzi i potenziali individuali e attesti anche le eventuali carenze, con effetti di rimotivazione di orientamento.
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