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3 Marzo 2023

Il prossimo anno 130mila alunni in meno ma le classi pollaio restano. Ci saranno tagli all’organico docenti prossimamente?

Il prossimo anno 130mila alunni in meno ma le classi pollaio restano. Ci saranno tagli all’organico docenti prossimamente?

3 March 2023

Il calo demografico degli alunni si farà sentire già il prossimo anno scolastico: previsti 130 mila studenti in meno rispetto a questo attualmente in corso. La domanda è: cosa accadrà fra qualche anno?

La crisi delle nascite, riporta La Repubblica, determinata da una serie di fattori allo studio di demografi, economisti e sociologi, l’emigrazione verso l’estero in cerca di lavoro e di un futuro migliore e la fuga dei cervelli non adeguatamente valorizzati in Italia, sta impoverendo le scuole italiane.

Per dare un riferimento numerico, dall’anno scolastico 2013/2014 a quello che dovrà iniziare a settembre si registrano oltre 722mila alunni.

Se nei primi anni del decennio preso in considerazione il calo è stato contenuto, con addirittura 3mila alunni in più nel 2014/2015, per ribassare di quasi 20mila l’anno successivo, ad un certo punto il calo ha assunto quasi la posizione verticale: 75mila in meno nel 2018/2019, 100mila nel 2021/2022 per arrivare ai 130mila il prossimo anno.

In questo quadro, però, specialmente alla scuola secondaria di secondo grado, a tale decremento consistente di studenti non corrisponde un calo delle classi pollaio, soprattutto nelle prime classi: come spiegato in precedenza, sarebbero in totale 13.761 le classi pollaio quest’anno, ovvero classi sovraffollate composte da 27 alunni e oltre.

Con gli organici dei docenti che per il prossimo anno non subiranno ripercussioni e che saranno sostanzialmente confermati, ricordiamo che è già previsto un piano dimensionamento scolastico che nei prossimi anni vedrà il taglio di dirigenti scolastici e Dsga. Considerando il trend di popolazione scolastica, non può che affacciarsi l’ipotesi di un taglio di organico dei docenti nei prossimi anni.

Secondo Giuseppe D’Aprile, a capo della Uil scuola RUA, il calo demografico è sicuramente “un’occasione persa per portare il numero degli alunni per classe a 18/20. Numero che dovrebbe essere uno standard per il nostro paese“. Ma non solo. D’Aprile considera il calo degli alunni per classe “una prova di lungimiranza e una scelta coraggiosa che darebbe risultati certi e duraturi. Invece – commenta – ancora una volta si riducono gli organici e le classi restano sovraffollate. Ancora una volta sulla scuola si “fa cassa” e non si investe, segno di una politica miope che continua a considerarla quale fonte di risparmio e non di investimento“.

Anche Rino Di Meglio, leader della Gilda degli insegnanti, “sicuramente il calo demografico potrebbe essere un’occasione storica per ridurre il sovraffollamento delle classi che è molto pesante, soprattutto nelle grandi aree urbane. Non dimentichiamo poi l’urgenza – aggiunge Di Meglio – di dedicare più risorse all’insegnamento della lingua italiana agli alunni stranieri. La mancata relazione linguistica è una delle prime cause della dispersione scolastica“.

Dovrebbero iniziare a non tagliare la rete scolastica e a fare appunto un investimento sul futuro“, fa notare Francesco Sinopoli, numero uno della Flc Cgil. ” L’idea di rinnovare la scuola ad invarianza di risorse – aggiunge Elvira Serafini, al vertice dello Snals – e dietro lo scudo della denatalità impoverisce ancora di più il sistema nazionale di istruzione ampliandone i divari e demotivando il personale“.

La drastica riduzione del numero degli alunni ci deve fare riflettere su quali siano le strategie per lottare contro la dispersione scolastica – incalza Marcello Pacifico, dell’Anief – e per migliorare gli apprendimenti dei nostri studenti. Come Anief pensiamo che occorra aprire una riflessione sul tempo scuola e sul tempo-pieno, che deve essere garantito soprattutto al Sud e ancora su una rivisitazione dei tempi e dei cicli scolastici“.

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