Iniziano il 4 aprile le consultazioni del Presidente della Repubblica
Solo alla fine di queste verifiche, che potrebbero richiedere più passaggi, si avrà un quadro più chiaro su chi guiderà il nuovo esecutivo e sulla struttura e composizione del governo.
Se si tratterà di un governo politico con un programma concordato, il Presidente del Consiglio e i ministri saranno espressi dalla maggioranza che darà la fiducia al governo, e saranno quindi personaggi politici (anche se magari con un background tecnico). Se invece i partiti non trovassero l’accordo per varare un governo politico il Presidente Mattarella potrebbe affidare l’incarico a un tecnico, come qualche volta è accaduto nella storia del Parlamento repubblicano, da Lamberto Dini a Mario Monti (con due tecnici alla guida del Miur, Giancarlo Lombardi e Francesco Profumo).
Ipotesi quest’ultima che, secondo alcuni notisti, maturerebbe in presenza di un patto tra 5 Stelle e Centro-destra a trazione salviniana per nuove elezioni politiche anticipate, da tenere al più tardi in coincidenza con quelle europee nel mese di maggio 2019, inserendo nella legge elettorale un premio di maggioranza finalizzato alla governabilità (Corte Costituzionale permettendo). In tal caso al Miur arriverebbe un ministro tecnico, che si limiterebbe verosimilmente all’ordinaria amministrazione.
Se invece dalle consultazioni e dalle trattative scaturisse un governo politico sostenuto da 5Stelle e Centro-destra vorrebbe dire che si sarebbe trovato un accordo su punti programmatici importanti, dalla politica economica a quella internazionale e dell’immigrazione a quella scolastica. Con i relativi non facili compromessi, per esempio in materia di finanziamento delle scuole paritarie (da ampliare applicando il costo standard per il Centro-destra, da azzerare per il M5S, salvo che per nidi e scuole dell’infanzia: il compromesso potrebbe essere di lasciare la situazione invariata…). Il ministro sarebbe un politico, o quanto meno un tecnico-politico in quanto esponente di uno dei due blocchi che sostengono il governo (l’unico nome ad oggi ufficializzato è quello di Salvatore Giuliano, membro della squadra annunciata prima delle elezioni dal M5S, nel caso avesse avuto i voti per governare) ma ad autonomia limitata, perché dovrebbe attenersi rigorosamente a quanto concordato.
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