ServizioI dati del Mur
A dicembre risultano immatricolati 304.920 studenti contro i 295.660 dello stesso periodo del 2022/23. L’anno prima erano stati 301.776. Lieve aumento delle Stem
di Eugenio Bruno
3′ di lettura
Per un Paese penultimo in Europa per giovani laureati ogni aumento sul fronte degli immatricolati è di per sé una buona notizia visto che per laurearsi bisogna intanto iscriversi all’università. E lo è ancora di più se consideriamo che dietro l’angolo ci sono, anche per gli atenei, gli effetti del gelo demografico che hanno invece già colpito la scuola. Bene perciò che le immatricolazioni all’anno accademico 2023/24 siano in aumento, come testimoniano i primi dati del ministero dell’Università. A dicembre risultano iscritte ai nostri atenei 304.920 matricole contro le 295.660 dello stesso periodo del 2022/23, con un aumento del 3 per cento. Se il confronto lo facciamo con le 301.776 dell’anno ancora precedente, il 2021/22 (quello del boom post-Covid, ndr), la crescita scende all’1 per cento. Ma comunque c’è.
La crescita intercettata dal Mur
Una premessa è d’obbligo: le statistiche tratte dall’anagrafe degli studenti sono ancora provvisorie e per tirare le somme definitive bisognerà aspettare la primavera avanzata. Ma la tendenza ascendente sembra in atto. E fa ben sperare. A trainare le immatricolazioni sono ancora una volta le ragazze: finora si sono iscritte in 172.519 contro le 166.575 dell’anno scorso e le 169.981 di quello ancora prima. In percentuale sono il 56,5% del totale; nel 2022/23 erano il 56,3 per cento.
Peccato che le donne ritornino in minoranza quando si tratta di scegliere un corso scientifico-tecnologico, meglio conosciuto con l’acronimo di Stem. Qui l’innalzamento rispetto all’anno accademico è stato quasi impercettibile: su 91.845 matricole totali (+0,2% sul 2022/23) la componente femminile si ferma a 36.420 unità, Tanto è vero che la quota “rosa” di immatricolazioni nell’ambito Stem era e resta intorno al 39 per cento. Peccato però che stiamo parlando di lauree dall’alta spendibilità sul mercato del lavoro. Stando all’ultimo rapporto Istat sui ritorni occupazionali, il tasso di occupazione tra i 25-64enni laureati passa infatti dal 77,7% dell’area umanistica e dei servizi all’83,7% di quella socio-economica e giuridica, per poi toccare l’86% (appunto) per le Stem e l’88% nel gruppo medico-sanitario e farmaceutico.
I risultati ateneo per ateneo
Dalle prime elaborazioni del Mur è possibile farsi anche un’idea su come stanno andando i singoli atenei. In questo caso il primo elemento che balza agli occhi è il calo di immatricolati per la Sapienza di Roma che, sempre raffrontando dicembre con dicembre, per ora si ferma a quota 17.367 contro i 18.018 registrati nell’anno accademico 2022/23 e i 17.881 del 2021/22.
Restando sulle megà università statali sembra andare meglio invece, a Bologna e Padova che – pur restando sotto ai livelli di due anni accademici fa – recuperano almeno rispetto all’anno scorso: la prima sale da 13.515 matricole a 13.855; la seconda da 12.372 a 12.390.
Stesso discorso per altri due “pesi massimi” come la Federico II di Napoli e la Statale di Milano che, negli ultimi 12 mesi, vedono crescere le rispettive immatricolazioni da 12.710 a 13.093 e da 9.917 a 10.141. Mentre colpisce l’andamento di Torino che è sopra al 2021/22 ma ancora sotto al livello del 2022/23 (12.647 anziché 13.032).
Un accenno lo meritano infine le realtà private. Specialmente la Luiss di Roma che continua a macinare nuovi iscritti. Essendo passata, negli ultimi tre anni accademici, da 1.714 a 1.869 a 2.417 immatricolati. Laddove risulta non ancora disponibile il dato 2023/24 della milanese Bocconi.
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