16 Settembre 2023
La scrittrice Marzano: “Molestata a scuola da un docente di matematica. Finchè non si parla, non si esce dal trauma dell’abuso”
La scrittrice Marzano: “Molestata a scuola da un docente di matematica. Finchè non si parla, non si esce dal trauma dell’abuso” 16 September 2023
Un’altra, amara, confessione di una molestia subita, arriva dalla scrittrice Michela Marzano. Nel suo nuovo romanzo dal titolo “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa” la scrittrice ha parlato dell’episodio: “Basta menzogne, basta fiabe, raccontiamola una volta per tutte questa storia che da anni mi sforzo di insabbiare, anche se accade che di notte, talvolta, mi svegli in un mare di sudore…
La molestia che racconta Marzano è avvenuta a scuola, a 11 anni, quando un professore di matematica le infilò una mano nei pantaloni. “Lo sforzo che ho fatto nel romanzo è entrare dentro a tante domande irrisolte – spiega la docente di Filosofia all’Università Descartes di Parigi al Corriere della Sera – quando si è bambini invisibili, non visti dai genitori, bambine non ascoltate, si impara a ingoiare ciò che accade. Quando l’altro smette di ascoltare e di vedere, si smette di esistere”.
Nel romanzo, Anna (la protagonista) decide di dire basta, di raccontare. e nonostante i tanti stereotipi dei maschi, soprattutto sul tema del consenso, i giovani hanno anche la capacità di dialogare. Secondo la scrittrice, la vera chiave del cambiamento.
“Da docente sono estremamente attenta a intercettare episodi di molestie e abusi che possono coinvolgere mie studentesse, sono sempre all’erta, cerco di proteggerle. Fino a che non si viene ascoltati e creduti non si esce dal trauma dell’abuso, dai propri sensi di colpa. Per questo è necessario parlarne, rendere pubblico il privato, farlo diventare notizia, è la strada per liberarsene. Spesso dopo un abuso ci si arrovella, ci si addossano responsabilità, ci si colpevolizza: forse il mio “no” non è stato troppo chiaro, perciò è deflagrante il mettere in dubbio la vittima, alimentare i suoi sensi di colpa, anziché concentrarsi sull’abusante”.
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