Notizie e comunicati

1 Marzo 2019

L’allarme di Save the Children: più di 3 ragazzi su 5 sono discriminati dai compagni di scuola

Più di 3 ragazzi su 5 vittime di discriminazioni, emarginati o derisi dai loro coetanei

9 su 10 testimoni diretti di episodi contro i loro compagni, soprattutto a scuola. L’omosessualità, l’appartenenza alla comunità rom, l’obesità o il fatto di essere di colore sono i “motivi” o
meglio le “etichette” per cui le persone rischiano di essere discriminate, secondo più dell’80% degli intervistati. A queste seguono l’essere di religione islamica, l’essere povero o
disabile (per il 70%). E’ quanto emerge da un sondaggio diffuso alla vigilia della
Giornata internazionale contro le discriminazioni da Save the Children, realizzato su più di 2.000 studenti e studentesse di scuole secondarie di secondo grado in tutta Italia.

Un’indagine realizzata da SottoSopra, il Movimento giovani di Save the Children con il sostegno dell’Invalsi, che rientra nell’ambito della campagna “UP-prezzami” contro gli stereotipi, la prima campagna nazionale ideata dagli oltre 400 ragazzi e ragazze tra
i 14 e i 22 anni coinvolti nel movimento giovanile dell’Organizzazione e impegnati in azioni di sensibilizzazione e cittadinanza attiva in 15 città italiane.

Immagine simbolo della campagna è un codice a barre che rappresenta le etichette con le quali si giudicano gli altri in modo superficiale, limitandosi al loro aspetto esteriore,
accompagnato dallo slogan “Non fermarti all’etichetta”. Un simbolo che gli organizzatori chiedono di condividere sui social utilizzando l’hashtag #UPprezzami e sfidando i propri amici e familiari a postare foto e video disegnandosi un codice a barre sulla guancia per «liberarsi dalle etichette e a dire no alle discriminazioni».

Il 61% degli studenti intervistati – secondo i risultati del sondaggio – ha subìto direttamente
situazioni di discriminazione dai propri coetanei. Tra questi, il 19% ha dichiarato di essere stato emarginato ed escluso dal gruppo, mentre il 17% è stato vittima di brutte voci messe in
giro sul proprio conto, il 16% deriso e 1 su 10 ha subito furti, minacce o pestaggi.

Tra chi ha subito discriminazioni, il 32% ha scelto di rivolgersi ai genitori, un altro 32% ha preferito parlarne agli amici, mentre un significativo 31% non si è rivolto a nessuno. Solo un intervistato su 20 ha scelto di rivolgersi agli insegnanti: un dato – viene fatto notare – che assume ancor più peso visto che proprio la scuola si configura come il luogo principale (45% dei casi) dove gli studenti assistono a discriminazioni nei confronti dei loro compagni coetanei, seguita dal contesto della strada (30%) e dai social (21%).

Tra gli studenti che hanno dichiarato di essere stati testimoni di un comportamento discriminatorio verso un loro coetaneo – quasi il 90% degli intervistati – il 16% ha detto che
la vittima era tale perché omosessuale o giudicata grassa, in più di 1 caso su 10 perché di genere femminile, mentre nel 9% dei casi si è trattato di una discriminazione dovuta al colore della pelle, nell’8,5% a una condizione di povertà economica e nel 7% perché la vittima era disabile.

I ragazzi intervistati hanno anche stilato una sorta di “classifica” di quelle che, per loro, sono le categorie di persone che nella loro vita rischiano maggiormente di essere discriminate: in cima, per l’88% degli studenti, ci sono le persone omosessuali, seguite da persone di origine rom e persone grasse (entrambi all’85%), persone di colore (82%), di religione islamica (76%), poveri (71%), persone con disabilità (67%), arabi (67%), asiatici ed ebrei (53% per entrambi).

da Il Sole 24 Ore

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