L’immagine complessiva della categoria esce ulteriormente e ingiustamente debilitata
Al di là delle vicende sessuali che hanno riempito le cronache dei media delle ultime settimane, e che riguardano un’infima minoranza di docenti, non c’è dubbio che l’immagine complessiva della categoria, già compromessa dai numerosi episodi di comportamenti violenti documentati da telecamere nascoste, esca ulteriormente e ingiustamente debilitata.
Anche le aggressioni agli insegnanti da parte di studenti e loro parenti, pur statisticamente meno frequenti in Italia che in altri Paesi, hanno contribuito a evidenziare la crisi di autorevolezza che ha colpito una figura fino a pochi decenni fa stimata e rispettata.
Quello che è venuto meno è il rapporto fiduciario tra la generazione precedente, quella dei genitori, e i docenti in una funzione di particolare importanza e delicatezza come è l’insegnamento. D’altra parte i docenti in molti casi esercitano tuttora una forte influenza sulla formazione culturale e ideale degli studenti e studentesse loro affidati (e questo andrebbe riconosciuto su tutti i piani, altrimenti sarebbe come adottare due pesi e due misure), e non è dunque tollerabile che il carisma che spesso accompagna la loro funzione sia utilizzato strumentalmente da alcuni di essi per instaurare, accanto alla relazione didattica, rapporti di tipo personale o addirittura affettivo. In questi casi, tolleranza zero, e tutti sono d’accordo.
La libertà di insegnamento che la stessa Costituzione riconosce ai docenti può consentire ad essi di esercitare la loro funzione adottando i metodi preferiti, anche quelli fondati sulla forza, talora magnetica, della loro personalità. Ma questa libertà non può che riguardare i soli aspetti metodologici della attività in classe e nei laboratori, non è certo la libertà di intraprendere rapporti che non siano di tipo didattico.
In tal caso è necessario che le norme già esistenti vengano utilizzate, e se necessario meglio coordinate in un testo unificato cui dare la massima visibilità, con l’obiettivo di dare una risposta rapida e convincente all’allarme sociale suscitato dal comportamento dei docenti che tradiscono la fiducia loro accordata: sempre che – e questo va sottolineato a caratteri cubitali – sulla loro responsabilità non ci sia ombra di dubbio, come nei casi di flagranza o di documentazione inoppugnabile.
La tempestiva espulsione dalla scuola di individui che si rivelano incapaci di rispettarne la missione è anche un primo passo, ma indispensabile, per tentare di rilanciare il perduto prestigio sociale e l’autorevolezza della figura del docente.
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