Nel programma elettorale dei 5S l’inclusione è messa in evidenza
Propongono la presenza di un’equipe formativa territoriale (psicologi, pedagogisti, mediatori linguistici e culturali) a disposizione delle scuole. Queste equipe dovranno supportare la programmazione per rendere più efficaci le pratiche educative e didattiche.
L’autovalutazione della comunità scolastica, si legge nel documento dei pentastellati, relativa alla didattica e all’organizzazione assume un ruolo fondamentale per il clima inclusivo, in quanto consente di rilevare e comprendere in quale misura i processi educativi possono essere definiti inclusivi e quali scelte assumere per rimuovere gli ostacoli alla partecipazione e all’apprendimento di tutti gli alunni. Per questo va prevista una formazione dei docenti circa le strategie inclusive e incrementare le ore e le specializzazioni degli insegnanti di sostegno.
Salta all’occhio la difficoltà di conciliare le impostazioni dei due partiti che si sono affermati: inclusione e selezione restano distanti, hanno bisogno di un buon grado di riconversione per potersi avvicinare, altrimenti permangono le contraddizioni che la buona scuola non ha eliminato, cioè quelle di dichiarare l’inclusione senza cambiare la modalità di valutazione. E’ interessante notare come nel primo caso l’imputato è l’alunno che deve dimostrarsi adeguato, mentre nel secondo si chiede al sistema di essere adeguato perché tutti possano essere inseriti nel processo formativo.
Il problema non è il sei politico, retaggio di un periodo storico che si spera definitivamente archiviato, ma cosa ne facciamo di quelli che vengono tolti dal processo e lasciati in disparte senza che vi sia ad accoglierli una “seconda opportunità”.
Dire che si vuole bocciare e preoccuparsi di non lasciare solo chi è in difficoltà è quasi un ossimoro. Il rischio è quello di “medicalizzare” la scuola trascurando di incidere sulla didattica unica vera leva del cambiamento.
Dall’altra parte, alla difficoltà di includere si fa leva con la formazione dei docenti, per aiutarli a gestire le classi senza il deterrente della bocciatura.
La svalutazione del “pezzo di carta” non è legata a chi non merita (che cosa?), ma ad un sistema formativo immobile che non aiuta ad orientare ed a rendere più dinamico il miglioramento continuo delle competenze richiesto da una società in continua evoluzione.
Severità e buonismo sono percezioni che possono funzionare sul piano elettorale ma non comprovano alcun risultato connesso con l’efficacia del processo formativo.
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