7 Novembre 2018
L’intramoenia a scuola per battere il «nero»
Logo Italia oggi 9 January 2019
Una strada alternativa e aggiuntiva rispetto ai corsi di recupero tradizionali
di Eugenio Bruno
L’iniziativa arriva da Valenza, nella piccola cittadina in provincia di Alessandria, nota in tutto il mondo per la produzione di preziosi, c’è un istituto comprensivo di 1.100 studenti che da tre anni apre le sue aule di pomeriggio per ospitare le ripetizioni destinate a gruppi di 2-4 studenti. Una strada alternativa e aggiuntiva rispetto ai corsi di recupero tradizionali (e gratuiti) previsti dal contratto collettivo. Tutte in “chiaro” e tutte “tracciate”. Con le famiglie che pagano con bollettino di conto corrente intestato alla scuola e quest’ultima che versa l’importo dovuto ai docenti trattenendo tasse, oneri accessori e un piccolo contributo per i servizi aggiuntivi.
L’ideatore di questo sistema apparentemente semplice se visto da fuori, ma terribilmente complesso se si ha un po’ di dimestichezza con le vicende dell’istruzione di casa nostra, si chiama Maurizio Primo Carandini. Dal 2004 dirige l’Istituto comprensivo Valenza “A” e al Sole 24 Ore spiega come gli è venuta l’idea: «Ho solo trasferito dal mondo della sanità alla scuola l’intramoenia che già esiste». Applicando alcune piccole regole di buon senso che possono aiutare a scongiurare gli abusi. La prima è che i docenti non possono fare ripetizioni ai loro alunni. La seconda è che i destinatari possono essere piccoli gruppi di alunni (da 2 a 4). La terza è che ogni quattro lezioni il docente debba fare una relazione per la scuola e la famiglia in cui illustra lo stato dell’arte.
Risultato? Dopo il rodaggio dell’anno scolastico 2016/2017 nel 2017/2018, i dieci prof coinvolti hanno erogato 112 ore aggiuntive “intramoenia” ai ragazzi delle medie. Il corso più gettonato è stato matematica con 52 ore. A seguire francese (20), lettere (16), disegno tecnico e inglese, entrambe con 12. Tutto ciò in aggiunta ai corsi di recupero e potenziamento collettivi previsti contrattualmente, che tutte le scuole dovrebbero organizzare ma non sempre lo fanno. Ad esempio sfruttando l’organico di potenziamento che è stato introdotto dalla Buona scuola e che si è trasformato spesso in un “bacino” per le supplenze brevi.
A sentire Carandini la misura è piaciuta da subito a tutte le parti in causa. Ai docenti che non devono aprire le porte di casa ai ragazzi e ottengono in busta paga direttamente l’importo netto (circa 17 euro l’ora). Ai sindacati che non sempre vedono di buon occhio iniziative del genere. Alle scuole che possono recuperare qualche risorsa per i servizi aggiuntivi (segreteria o fotocopie). Ai genitori che possono monitorare passo passo i progressi dei figli e spuntare un prezzo concorrenziale rispetto alle lezioni private classiche: 12 o 18 euro a seconda che i destinatari siano 4 o 2. E questo era un altro obiettivo esplicito come racconta lo stesso dirigente: «Ho fatto una piccola indagine demoscopica e siamo riusciti a battere di 5 euro i prezzi applicati nella nostra zona». Un’iniziativa che se ripetuta in altre città, visti i prezzi che girano, potrebbe generare risparmi ancora maggiori per le famiglie. E un beneficio per la collettività, in termini di emersione dal nero, forse più efficace di tante flat tax.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte dell’articolo: Il Sole 24 ore

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