Da Zingaretti a Salvini, appoggi bipartisan allo sciopero. La Fedeli rinvia all’Avvocatura Fase transitoria per immettere in ruolo i semplici diplomati
di Alessandra Ricciardi
Non basta assumere tutti i diplomati delle ex magistrali per sanare la questione. Perché per ogni diplomato che entra nella scuola dell’infanzia o elementare c’è un laureato che viene fatto fuori sullo stesso posto. Un’evidenza con la quale devono fare i conti i vertici ministeriali e gli stessi sindacati. Ieri si è tenuto lo sciopero, proclamato dai Cobas, dei maestri di scuola dell’infanzia ed elementari, dopo la sentenza del Consiglio di stato che ha giudicato non spendibile, ai fini delle immissioni in ruolo, il titolo del diploma, conseguito prima del 2001/2002, in quanto non abilitante all’esercizio della professione di docente. Circa 6 mila i docenti diplomati che, in base alle precedenti sentenze di ammissione con riserva, sono stati assunti, 40 mila quelli iscritti in Gae, le graduatorie a esaurimento.
Un cambio di indirizzo che ora costringerà i tribunali amministrativi a rivedere nel merito le proprie pronunce. «Siamo in 15 mila a manifestare», diceva ieri il segretario dei Cobas Piero Bernocchi, «serve una concorso ad hoc per i diplomati magistrali». Lo sciopero ha avuto appoggi bipartisan, dal presidente della regione Lazio, il democratico Luca Zingaretti, al leader della Lega, Matteo Salvini. Nel vertice che si è tenuto la scorsa settimana al ministero, presente il sottosegretario all’istruzione Vito De Filippo, con i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, è emersa una situazione normativa ingarbugliata, con posizioni diverse anche degli stessi maestri-ricorrenti, e non è stato possibile delineare una via di uscita che consenta di tenere insieme le ragioni di chi è stato assunto in quanto diplomato con quelle di chi ambisce, con titolo diverso, allo tesso posto.
L’ipotesi ritenuta percorribile è quella di avviare una fase transitoria, sulla falsa riga di quanto deciso per le scuole superiori, prevedendo ingressi contingentati e graduali dai dei tronconi. Ma per farlo, è la convinzione dei piani alti di viale Trastevere, serve una norma di legge. E dunque se ne riparla la prossima legislatura.
La ministra dell’istruzione Valeria Fedeli ha chiesto intanto un parere all’Avvocatura generale dello stato, dando indicazioni alle direzioni scolastiche regionali perché i contratti già sottoscritti, e che un’applicazione pedissequa della sentenza del Consiglio di stato imporrebbe di rescindere, non siano risolti. In nome della tutela anche della continuità didattica, per quest’anno ciascuno resta al proprio posto, è la linea. Poi si vedrà. Sperando che, in tempo utile per la ripresa del prossimo anno scolastico, la norma anche in via d’urgenza venga adottata. La Fedeli ieri: «Rispetto le ragioni della mobilitazione, appena l’Avvocatura darà un risposta, convocherò le parti per trovare soluzioni equilibrate».
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