Mascherine a studenti, Gismondo: “Educano? Criteri da regime cinese. Così li distruggiamo psicologicamente, il virus non è solo a scuola” [VIDEO INTERVISTA] 7 July 2022
Nonostante l’estate il Covid non molla la presa, cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro e quali ripercussioni per la scuola ma soprattutto per i nostri ragazzi? Ne abbiamo parlato con la Professoressa Maria Rita Gismondo, Direttore Responsabile del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica bioemergenziale dell’ospedale Sacco di Milano.
Professoressa Gismondo, siamo in piena quinta ondata, ci dice cosa sta accadendo e quali precauzioni adottare?
Cominciamo dalle precauzioni, niente di nuovo ma tanta responsabilità. Nessun divieto, nessuna coercizione, perché penso che siamo tutti molto stanchi e comunque non c’è la necessità. Qualora si avvisasse la necessità di restrizioni sicuramente dovremmo adattarci. In questo momento dobbiamo certamente proteggere i fragili, perché sono loro che sono sempre stati più aggrediti dal virus e che sono quelli che possono ancora avere qualche forma grave. Per il resto direi nulla di preoccupante. È una circolazione di un virus che dà una forma blanda di mal di gola, al più uno o due giorni di una linea di temperatura corporea. Ormai tenere le mascherine in una popolazione fra la quale questo virus sta circolando in maniera massiva è quasi inutile, perché ci teniamo la mascherina ma poi al ristorante ce la togliamo e lì magari contraiamo il virus. Direi solamente di mantenere una grande responsabilità nei confronti dei fragili. Per quanto riguarda la situazione in atto sta accadendo quello che ci aspettavamo, sappiamo che è un virus a RNA, che è un virus che muta e che quindi non avrà mai, e ribadisco mai, un vaccino definitivo. A tal proposito porto l’esempio del virus dell’AIDS, sono trent’anni che cerchiamo il vaccino contro l’HIV e tutte le volte che ne troviamo uno ipoteticamente possibile accade che già durante le sperimentazioni il virus è mutato. Quindi nei confronti dei virus a RNA non ci sono vaccini ad oggi che possano aiutarci. Ma cosa sta accadendo ora: dopo aver fatto, giustamente, tre dosi di vaccino grazie alle quali abbiamo immediatamente bloccato la forma grave, necessarie in una fase in cui i morti erano centinaia al giorno, per fortuna il virus è mutato in una forma più lieve. Ora ci stiamo trovando davanti all’ennesima ondata, e secondo me ce ne saranno tante altre, in cui il virus circola, ma circola anche perché in questo momento il virus comincia a sentire la pressione selettiva. Nel quadro appena disegnato, in questa situazione pandemica, continuare a vaccinare è sbagliato.
Professoressa Gismondo, mi ha incuriosito il suo esempio sul virus dell’HIV che possiamo definire un cugino del Covid-19 avendo delle caratteristiche similari. Lei, sulla base dell’esperienza decennale di ricerca sull’HIV, ci dice che dobbiamo imparare a convivere con questi virus. Allora possiamo pensare di poter passare da una fase pandemica ad una fase endemica?
Credo che lo siamo di già. La definizione di pandemia è la presenza in più paesi del mondo di un virus letale ed aggressivo, noi oggi non abbiamo una pandemia reale, abbiamo una circolazione di un virus che si sta endemizzando e con il quale dobbiamo imparare a convivere. Non credo che in questa fase si possa parlare della stessa emergenza che avevamo nel 2020.
Lei prima ci diceva che è sbagliato vaccinare in questo momento, eppure sentiamo continui appelli che invitano i cittadini a fare la quarta dose, tra l’altro con vaccini studiati su una forma di virus completamente differente da quella che circola in questo momento e siamo in attesa che arrivino i vaccini aggiornati alla variante Omicron.
Dico che è sbagliata una vaccinazione di massa, dovremmo vaccinare, anche con più dosi ripetute nel tempo, i pazienti fragili che sono ancora in grado di rispondere al vaccino, perché sotto al cappello nel quale racchiudiamo tutti i pazienti fragili ci sono anche quelli immunodepressi per vari motivi, ad esempio per trapianti o altre terapie, che è inutile continuare a vaccinare perché il sistema immune non risponde e quindi è una vaccinazione inutile. Provo a dare un mio contributo su come procedere basandomi sulle mie competenze tecnico-scientifiche, che peraltro si può riscontrare nei libri di microbiologia clinica, perché non dimentichiamo che la microbiologia clinica non è cambiata davanti al Covid, esiste e continua ad avere gli stessi criteri, e quindi quando abbiamo un virus o un batterio e continuiamo ripetutamente a bombardarlo accade che poi si sviluppa una forma resistente, come è successo in particolare per i batteri con l’antibioticoresistenza, e ci troveremo di fronte a forme sempre più forti e sempre più aggressive. Cosa accade invece ad un virus che è capace di mutare, quest’ultimo produce tante mutazioni, ma con i nostri interventi andiamo a bloccare le mutazioni più fragili e selezioniamo quelle più aggressive, se continueremo così è molto probabile che alla fine si selezionerà una variante nuovamente molto aggressiva. Detto ciò, se ci saranno ancora delle restrizioni o degli obblighi per un dovere civile ci adegueremo.
Attualmente abbiamo anche altre armi oltre ai vaccini, penso agli anticorpi monoclonali e agli antivirali, che voi già utilizzate nei soggetti fragili e in quelli, come detto prima, che non sviluppano gli anticorpi, e che possono essere considerati come delle alternative al vaccino. È così?
È assolutamente così. Però, sempre prendendo l’esempio dell’HIV, non dobbiamo prendere una sola molecola, un solo vaccino e bombardare con quello. Per l’HIV sappiamo che ha sviluppato delle resistenze ai primi farmaci che sono stati adattati, quindi il criterio da adottare è quello di utilizzare una vasta gamma di molecole, magari alternandole tra loro, in modo che non si abbia una netta selezione di un virus resistente. Noi adesso abbiamo il paxlovid, che è un antivirale, abbiamo gli anticorpi monoclonali e sono tutte armi utilissime, anche se si stanno utilizzando poco. Dobbiamo avere degli schemi di utilizzazione che ci facciano selezionare poco la massa virale, quindi prima utilizzeremo un antivirale, e speriamo di averne tanti altri in modo da alternarli, perché, come già ho detto, l’utilizzo di un solo farmaco selezionerà tutte le varianti resistenti a quell’arma.
Pensiamo adesso anche ai nostri ragazzi. Gli abbiamo chiesto il sacrificio di vaccinarsi per proteggere i nonni e le persone più fragili. A questo punto le chiedo se è stata utile questa vaccinazione oppure abbiamo esagerato.
Il mio pensiero su questo argomento è stato sempre lo stesso. Voglio ribadire che le mie parole non devono essere intese come un invito alla disobbedienza civile, bisogna attenersi alle disposizioni impartite per legge, e su questo non si discute, o per lo meno si eseguono e poi si discute per eventualmente farle cambiare. Detto ciò, credo che andare a vaccinare i nostri ragazzi con dei vaccini che non eliminano il virus, tant’è vero che ci si infetta nuovamente, che non ci immunizzano dal virus ma che sono serviti, grazie al cielo, ad abbassare la gravità della patologia, è stata un’esagerazione ed uno spreco esponendoli ai rischi degli effetti collaterali per una vaccinazione che a mio avviso non è stata utile. Gli anziani e i nonni li proteggiamo con la mascherina, solo con quella. Paradossalmente posso avere venti dosi addosso ma se mi infetto, o sono asintomatico, e vado accanto al nonno fragile ugualmente gli procuro la malattia.
Lei parlava di mascherine. Abbiamo appena finito un anno scolastico dove i nostri ragazzi, soprattutto nel mese di maggio particolarmente caldo, hanno sofferto tanto. Molti esperti sono contrari all’uso della mascherina a scuola, non tanto per quanto riguarda la sfera sanitaria di contenimento del virus, ma per un discorso di salute mentale dei nostri ragazzi. In questi anni li abbiamo privati delle relazioni fondamentali per soggetti in età evolutiva. Per il prossimo anno scolastico lei cosa si augura.
Per quanto mi riguarda pretenderei che i ragazzi dimenticassero la mascherina da mettere a scuola. Abbiamo avuto bambini che anziché vedere il proprio compagno come il migliore amico, con il quale stare con la mano sulla spalla perché ci si sente appoggiati in questo percorso di vita, hanno visto i loro compagni trasformati in nemici con la mascherina che non ci possono stare accanto perché ci possono trasmettono l’infezione. Non sono una pedagogista o una psicologa, ma ho osservato i miei nipoti e molti bambini e posso affermare che loro sono stati danneggiati fortemente, quindi io dico di scordare assolutamente le mascherine per i bambini a scuola. Ma poi dov’è la coerenza, i bambini portavano la mascherina a scuola e appena usciti toglievano la mascherina e andavano a giocare, allora a cosa servono? Solo per distruggerli psicologicamente. A tal proposito sono rimasta molto colpita da una dichiarazione che ha fatto il Ministro Bianchi nella quale affermava che le mascherine servono ad educare all’ubbidienza, credo che questi siano criteri da regime cinese, mi auguro che i nostri ragazzi siano educato con la persuasione e la responsabilizzazione, non certo perché gli mettiamo il bavaglio, non se ne parla nemmeno.
Un aspetto importante che lei ha sottolineato in precedenza è questo uso discontinuo della mascherina, restrizioni forti in ambito scolastico a cui però non facevano seguito gli stessi provvedimenti in altri ambiti. Un uso così alternato della mascherina di fatto ne vanifica l’impiego, è giusto?
Certo, è inutile. Siamo nella piena incoerenza. Se fossimo stati coerenti, e non lo siamo stati mai, in nessun decreto ministeriale adottato, avremmo dovuto tenere la mascherina sempre, dall’alba al tramonto, perché il virus è ovunque. Non è a scuola e poi non c’è nei campetti da gioco, il virus non è al cinema e poi non c’è sull’aereo, ma che senso hanno allora queste diversificazioni. Tutta la pandemia ha avuto provvedimenti incoerenti, provvedimenti che sicuramente dovevano essere adottati ma con coerenza e la coerenza non c’è stata mai.
Il nostro sistema immunitario, come tutto il nostro organismo, ha bisogno di essere allenato. Entrare in contatto con gli agenti patogeni che ci stanno intorno permette al nostro sistema immunitario di stare sempre in allerta e attento. Un uso eccessivo della mascherina può provocare anche un indebolimento delle nostre difese?
Questa è una delle teorie che è stata adottata per i bambini che dopo due anni di assenza di influenza, di virus sinciziale eccetera, poi improvvisamente lo scorso inverno hanno avuto di tutto e di più e quindi potrebbe essere una delle cause. Sinceramente non ho dei dati scientifici solidi che possano dimostrarlo, quindi sono delle ipotesi da rispettare, ma che non mi sento di suffragare perché non ho dei dati solidi.
Un’ultima domanda prima di chiudere. È possibile ipotizzare una gestione del Covid simile a quella influenzale, dove ogni anno avremo campagne vaccinali con vaccini aggiornati?
Credo che sia auspicabile. Piuttosto che andare a fare quattro o cinque dosi di vaccino sviluppate con un virus vecchio, è meglio farne uno all’anno ma sviluppato secondo quello che sta circolando, appunto come si fa con l’influenza. Ci si vaccina con il virus che ci si aspetta possa creare il picco epidemico. Così mi auguro che sia anche perché questo è il corretto uso dei vaccini che sono un’arma insostituibile.
E per i ragazzi?
Credo che in questa fase si debba adottare proprio lo schema del vaccino antinfluenzale dove il vaccino e fortemente raccomandato per gli over 65 e poi gli altri sono liberi di farlo a seconda della propria volontà. Ma non lo consiglierei nemmeno ed è un danno anche economico per la sanità, peraltro per un vaccino che non ci difende dal contagio.
Possiamo chiudere auspicando un nuovo anno scolastico senza mascherina e con più relazioni per i nostri ragazzi.
Assolutamente sì, recuperando quella amicizia, quella cordialità, quel gioco condiviso che sono stati rubati per due anni e mezzo.