29 Gennaio 2019
Salta il vincolo di sede di 5 anni
di Alessandra Ricciardi e CArlo Forte
Emendamento espunto per inammissibilità in aula al senato. Si profila ddl ad hoc
Possono tirare un sospiro di sollievo docenti e sindacati. Nessun vincolo quinquennale per i docenti neoassunti e già di ruolo. Nessuna limitazione o ingerenza rispetto al contratto sulla mobilità firmato a fine dicembre scorso. La presidente del senato, Maria Elisabetta Casellati, ha falcidiato ieri in aula le proposte di modifica al ddl Semplificazioni già approvate in commissione. Salta anche il 10.500 che prevedeva tra l’altro il blocco sulla stessa sede, stesso posto e classe di concorso dei docenti per 5 anni. A pesare sull’esame di coerenza degli emendamenti, rispetto al titolo del provvedimento, anche i dubbi del capo dello stato, Sergio Mattarella. Alla fine gli emendamenti su cui voterà l’aula di Palazzo Madama saranno solo 23. Una vittoria per le opposizioni, rivendicano dal Pd, capogruppo Andrea Marcucci, a Fratelli d’Italia, Luca Ciriani: «Era diventato un ddl omnibus, altro che semplificazioni».
I relatori Daisy Pirovano (Lega) e Mauro Coltorti (Movimento 5 stelle) con l’emendamento saltato avevano previsto che il personale docente ed educativo di ogni ordine e grado di istruzione, qualunque fosse la procedura utilizzata per il reclutamento, una volta confermato in ruolo nella scuola dove aveva svolto il periodo di prova, fosse tenuto a rimanervi, nel medesimo tipo di posto e classe di concorso, per almeno altri quattro anni.
A leggere però la relazione allegata all’emendamento, pare che l’intenzione del legislatore fosse a più ampio raggio e riguardasse tutti i docenti, anche quelli già di ruolo (si veda ItaliaOggi di martedì scorso). Scatenando così le ire dei sindacati.
Il pericolo ora è scampato, anche se non si esclude affatto, riportano rumors parlamentari, che sull’argomento il governo torni all’attacco con un disegno di legge ad hoc, in cui far confluire tutte le norme proposte al Semplificazioni su scuola e università. C’è la riforma a regime del concorso per dirigenti scolastici ma anche la quasi sanatoria per i candidati alla selezione a preside del 2011 da recuperare.
Ci sono anche le norme sull’abilitazione a 9 anni per i docenti universitari e i compensi per i presidenti delle commissioni d’esame di terza media. E poi ci sono i docenti di religione cattolica e il concorso per la loro stabilizzazione, progetto caro alla Lega e che potrebbe anche avere un disegno di legge autonomo.
La modifica indicata nel testo dell’emendamento sul vincolo quinquennale produceva effetti sull’articolo 13, comma 3, terzo periodo, del decreto legislativo. n. 59 del 2017. E si inseriva in un vero e proprio filone normativo, tramite il quale, il legislatore ha manifestato reiteratamente l’intenzione di comprimere il diritto alla mobilità dei docenti.
In particolare per quanto riguarda la mobilità interprovinciale da Nord a Sud. Diritto di per sé già compresso dalla cronica penuria di cattedre al Sud, dovuta al costante calo demografico ingenerato dall’assenza di lavoro e dalla conseguente massiccia emigrazione della popolazione in età fertile. A ciò va aggiunto il fatto che i trasferimenti interprovinciali non avvengono sull’intera disponibilità, ma solo su una parte che, normalmente, è pari al 25% delle disponibilità in organico di diritto. Bisogna, inoltre, tenere presente che nel fenomeno migratorio va inserito anche l’esodo degli aspiranti docenti dal meridione al settentrione d’Italia.
Ma si tratta di situazioni caratterizzate spesso dallo smembramento delle famiglie e dalla impossibilità di ricongiungersi se non attraverso un improbabile trasferimento interprovinciale. L’allungamento a 5 anni dell’obbligo di permanenza nella sede di prima nomina avrebbe acuito ulteriormente questo problema rendendo ancora più difficile il ricongiungimento familiare.
Fonte dell’articolo: Italia Oggi

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