“Si pensa che le “mega” scuole siano un modello organizzativo e pedagogico più efficiente ed efficace oppure si tratta di scelte (passate ma anche attuali, al più mitigate) dettate da logiche di risparmio? E con quali effetti sulla qualità del servizio?”. Lo scrivevamo 13 mesi fa, con dovizia di dati e analisi.
Una parte del mondo della scuola ora sta scoprendo con preoccupazione gli effetti della riforma della rete scolastica. Nei mesi scorsi le problematiche derivanti dal ridimensionamento delle istituzioni scolastiche sembravano relegate soltanto ai contenziosi tra il Governo e alcune Regioni, conclusi a novembre con la pronuncia definitiva della Corte Costituzionale.
Ma, subito dopo, con la pubblicazione dei singoli piani regionali che hanno definito in concreto (potremmo dire nella carne viva del sistema) gli effetti visibili degli accorpamenti e delle soppressioni di oltre 628 istituzioni scolastiche che dal prossimo settembre scompariranno con azzeramento delle presidenze e delle segreterie, la scuola – in particolare quella delle regioni meridionali dove si accentra il 70% delle istituzioni soppresse – sta cominciando finalmente ad aprire gli occhi, sorpresa e incredula.
Soprattutto al Sud e, in particolare, nella Regione Calabria, dove gli effetti degli accorpamenti sono diventati visibili grazie anche alla apprezzabile trasparenza dei dati garantita dalla Regione e agli approfondimenti condotti da Tuttoscuola. Le soppressioni di presidenze hanno determinato il passaggio di molti plessi scolastici sotto un’unica istituzione scolastica che si troverà a gestire oltre venti scuole con alcuni casi-limite di 27, 28 e 29 scuole sotto una stessa presidenza, per arrivare al caso estremo di una istituzione della provincia di Vibo Valentia con 33 scuole da gestire e sette amministrazioni comunali con cui rapportarsi. Mega istituti, di cui non era stata concepita l’esistenza quando fu disegnata l’autonomia scolastica.
I primi effetti degli accorpamenti coinvolgeranno tra meno di due mesi centinaia di assistenti amministrativi delle istituzioni scolastiche soppresse coinvolti nei trasferimenti d’ufficio e nella mobilità volontaria alla ricerca di una nuova sede di servizio.
Contemporaneamente saranno interessati alla mobilità anche decine e decine di DSGA titolari nelle istituzioni soppresse; con loro altrettanti dirigenti scolastici.
Ma ai dirigenti, ai dsga e agli assistenti amministrativi con la valigia pronta faranno da contraltare, pochi mesi dopo, i DS e i DSGA “riceventi” delle istituzioni accorpanti: saranno alle prese con gestione di nuovi collegi di docenti e nuovi consigli di classe, con passaggi di consegne dei beni delle istituzioni soppresse, con aumento delle supplenze da conferire, con aumento dei rapporti istituzionali, e con altre incombenze organizzative e gestionali, senza dimenticare che i dirigenti nella veste di datori di lavoro vedranno raddoppiate, se va bene, le responsabilità per la sicurezza degli edifici (si immagini la gestione di 30 DVR, per fare un esempio) e del personale ospitato.
I docenti titolari nei plessi delle istituzioni accorpate rimarranno ovviamente al loro posto, così come gli alunni nelle loro classi.
Per il 2024-25 saranno comunque coinvolte obbligatoriamente loro malgrado non meno di 4mila persone costrette a lasciare sedi di servizio.
C’è (o c’era) una strada alternativa? Ne parliamo nella notizia successiva.
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Lo sconquasso del dimensionamento/1. Ora si tocca con mano
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