Questa la strada che può contrastare gli episodi di aggressività
In concomitanza con l’iscrizione a scuola è richiesta la firma di un Patto educativo di corresponsabilità, finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri, nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie (DPR 249/98 e 235/07). Si passa quindi dal contratto formativo al patto di corresponsabilità; non si tratta più soltanto di prendere atto, ma di sottoscrivere e quindi ad impegnarsi concretamente e rispondere delle proprie azioni.
E’ questa la strada che può contrastare quegli episodi di aggressività, purtroppo in aumento, in una scuola che in attesa di recuperare il senso della comunità sia almeno rispettosa della contrattualità responsabilmente condivisa dalle sue componenti, prima ancora di evocare la clava delle bocciature per far riacquistare dignità professionale ai docenti, che a loro volta fanno parte del patto. Una situazione che vede capovolgersi il ruolo dei genitori, che anziché assumere la responsabilità dei figli diventano critici talvolta violenti dell’operato della scuola. Da una parte sono clienti esigenti nei confronti del servizio e dall’altra difensori ad oltranza dei loro pargoli, i quali un po’ a tutte le età imparano presto come trarre vantaggio dai conflitti degli adulti, a loro volta con qualcosa da farsi perdonare.
Di recente il ministero ha aggiornato i contenuti di quel patto richiamando gli impegni di tutti, a cominciare dagli stessi docenti. Trasparenza, comunicazione e partecipazione sono i pilastri attorno ai quali si può tentare di ricostruire la comunità; vanno coinvolti gli allievi nei percorsi di studio e di ricerca anche extrascolastici ed i genitori nell’intervenire nel processo educativo. Per gli studenti sensibili più che in passato alle relazioni interpersonali occorre promuovere la comunicazione, non solo attraverso le tecnologie, con gli insegnanti ed i compagni, specialmente i più piccoli che vivono nello stesso istituto. Si deve chiedere loro di impegnarsi per raggiungere gli obiettivi che gli adulti devono essere in grado di intravvedere e di proporre. Il problema più importante non è l’uso del telefono cellulare, che può riguardare anche gli adulti stessi e la didattica.
Il recente documento ministeriale però ripropone un lungo elenco di adempimenti ai quali gli studenti sono chiamati, con le relative sanzioni, che ci fanno tornare indietro nel tempo, ad un’impostazione burocratica della vita scolastica, sottraendola al dialogo educativo, che nulla ha a che vedere con il così detto buonismo, ed esponendola al contenzioso legale.
Tutti sanno che gli organi collegiali sono poco più che un relitto burocratico, ma nessuno sembra interessato a riformarli e a rilanciarli; ci si è arresi di fronte all’utopia di chi negli anni della loro istituzione voleva costruire la “società educante”. Oggi un patto con tanto di sanzioni, anche per i genitori, con la riparazione del danno, potrebbe aiutare la sopravvivenza di una relazione, prima di arrivare nelle aule dei tribunali. Trasparenza negli atti e nei comportamenti, partecipazione e assunzione di responsabilità, comunicazione educativa e condivisione di regole e valori, potrebbero ispirare l’elaborazione di un regolamento di istituto.
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