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19 Febbraio 2019

Sfida gialloverde al sindacato

Nell’ultimo ddl sulla pa, la delega per rivedere gli spazi contrattuali rispetto alla legge. Nell’ultimo ddl sulla pa, la delega per rivedere gli spazi contrattuali rispetto alla legge

di Alessandra Ricciardi

Ridefinire gli ambiti di intervento della legge e della contrattazione collettiva, «valorizzando il principio per cui i dipendenti pubblici sono al servizio esclusivo della Nazione». Il guanto di sfida del governo gialloverde ai sindacati è lanciato. L’articolo 6 del disegno di legge delega sulla pubblica amministrazione, approvato in via definitiva all’ultimo consiglio dei ministri dopo un primo esame a dicembre scorso, punta a rivedere tra l’altro il reclutamento dei dirigenti, il sistema di valutazione e le procedure disciplinari. E gli ambiti di contrattazione collettiva di tutto il pubblico impiego. Una formulazione che rimette in gioco gli equilibri che i sindacati erano riusciti a ricostruire con gli ultimi due governi, recuperando spazi di contrattazione rispetto alla legificazione che era avvenuta con la riforma Brunetta.

Il governo è delegato ad adottare, entro 18 mesi dall’entrata in vigore del disegno di legge, un decreto per razionalizzare le fonti di diritto che disciplinano il rapporto di lavoro pubblico. Nel farlo, precisa il primo comma dell’articolo 6, il governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi: «Nelle materie disciplinabili dalla contrattazione collettiva, ai sensi del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165, specificare le ipotesi di derogabilità delle disposizione di legge da parte della contrattazione collettiva».

L’intervento a cui punta il governo gialloverde interessa anche la «determinazione dei vincoli finanziari alla contrattazione collettiva… gli ambiti di intervento della contrattazione collettiva integrativa, specificando i rapporto con la contrattazione collettiva nazionale e con le disposizioni di legge e semplificando il sistema dei controlli sulla stessa».

La relazione illustrativa si tiene sul generico: «…il contesto in cui si interviene è caratterizzato da una non sempre chiara separazione tra le fonti del diritto nell’ambito dell’ordinamento del lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione. In particolare, non è sempre chiaro individuare le disposizioni di legge derogabili da parte della contrattazione collettiva e individuale». Che necessariamente si vada verso un processo di rilegificazione dunque non è scritto. Ma l’aver ritenuto che gli ambiti di competenza delle fonti del diritto legge-contratto vadano rivisti ristabilendo quando il contratto può derogare la legge è da solo sufficiente a rimettere in discussione le competenze contrattuali.

Dalle regole per la mobilità all’assegnazione degli incarichi alla valutazione, ad oggi riassegnate a contrattazione, tutto potrebbe ritornare nella disciplina della legge. Per quanto riguarda i procedimenti disciplinari, spiega la relazione, «quest’ultima risulta alle volte inadeguata, perché eccessivamente burocratizzata e poco efficace».

Sull’accesso ai ruoli dirigenziali, si prevede che si proceda esclusivamente con concorso pubblico gestito dalla Scuola nazionale dell’Amministrazione. Si torna inoltre sui sistemi di valutazione della performance con la previsione di un Sistema nazionale di valutazione coordinato dal Dipartimento della Funzione pubblica. Un’ipotesi dunque di ricentralizzazione delle funzioni anche in questo caso.

Da Italia Oggi

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